Gli intervalli nella tromba: un toccasana per migliorare l’intonazione
oggi parleremo degli intervalli nella tromba. Vedremo l’importanza che rivestono per il miglioramento dell’intonazione e per lo sviluppo della tecnica in termini di abilità. Parleremo di come affrontarne lo studio, creandoci degli esercizi appositi e come valorizzare delle melodie che già conosciamo semplicemente diventandone più consapevoli.
Ciao e benvenuto,
Durante il nostro percorso di studio, spesso ci troviamo a dover affrontare gli intervalli; in alcuni metodi vengono proposti come capitoli e presentano degli esercizi diatonici che partendo dal facile, gradualmente raggiungono un livello di difficoltà più elevato. Spesso questi capitoli vengono poi suddivisi per ampiezza: un capitolo per gli intervalli di terza, uno per quelli di quarta e così via.
Il fatto che sono proposti diatonicamente, secondo il mio parere, non ci fa consapevolizzare l’intervallo. Ti è mai capitato di chiederti, durante la pratica di questi esercizi, quando si tratta di intervallo di terza minore e quando invece di terza maggiore?
Alcuni metodi addirittura propongono il capitolo degli intervalli nella tromba sempre nella tonalità di Si bemolle fornendo così, di conseguenza, una conoscenza molto generica dell’intervallo e ancor meno sulla padronanza degli stessi sullo strumento. Come vedremo più avanti, l’ampiezza dell’intervallo ci cambia anche in base alla posizione dello strumento: nella tromba, le altezze esatte dei suoni non corrispondono alle posizioni come avviene, per esempio, nel pianoforte o nella chitarra!
Quando incontreremo i medesimi intervalli, magari all’interno di studi o di concerti, ma stavolta proposti in tonalità diversa, ci ritroveremo ad avere enormi difficoltà di diteggiatura (sincronismo tra le dita e il flusso dell’aria) e, cosa ancora più grave, un’intonazione approssimata.
Questo dovuto anche all’instabilità delle posizioni che bisogna correggere mediante le labbra o con l’utilizzo delle pompe, presenti nel primo e nel terzo pistone, create appositamente per venire incontro a questa problematica.
Problemi comuni
Tutti gli intervalli nella tromba vanno quindi intonati singolarmente ma se non ce l’abbiamo chiari nella nostra mente, come possiamo correggere i suoni? Nella tromba possiamo far “crescere” o “calare” il suono con le sole labbra di quasi mezzotono (vedi esercizi di bending). Figuriamoci cosa accade quando non poniamo attenzione all’ampiezza esatta dell’intervallo alla nostra intonazione.
Ti è mai capitato di suonare un tema che in una certa tonalità ti viene magnifico ma quando lo esegui in un’altra tonalità l’intonazione diventa difficile da controllare?
Influiscono inoltre l’imboccatura, il corretto uso della lingua e l’orecchio interno: la percezione del suono che ognuno di noi possiede.
Bisogna infine anche tenere conto che il nostro corpo non sempre è in forma ottimale; in certi momenti siamo più riposati, in altri più stanchi, certi giorni siamo rilassati mentre altri siamo tesi, magari a ridosso di un esame o di un concerto. Come gestire allora l’intonazione in queste particolari condizioni?
Consapevolizziamo gli Intervalli nella tromba
Da qui vedremo come affrontare il lavoro giornaliero sugli intervalli e come colmare alcune problematiche presenti nella nostra tecnica attuale. Ricordiamoci sempre di monitorare i nostri progressi in modo da controllare se la strategia che abbiamo messo in opera ci è funzionale o meno.
E’ inutile dire che per diventarne consapevoli bisogna studiare gli intervalli a memoria e in tutte le tonalità.
Suggerisco di passare agli intervalli più ampi solo dopo aver interiorizzato bene quelli vicini; iniziamo quindi dagli intervalli di seconda, di terza e via dicendo.
Gli esercizi che vi presento consentono di velocizzare l’apprendimento: ricordiamoci che possiamo usare gli stessi modelli anche su intervalli diversi (es. terza maggiore/terza minore ecc.).
Grazie a questo modo di studiare, saremo sempre nel presente: impareremo cioè ad essere consapevoli anche nello studio degli intervalli.
Ricordiamoci che i modelli proposti vanno poi applicati su tutti gli altri intervalli.
Analizziamo l’intervallo di Terza Maggiore
Hai mai notato la differenza che c’è tra una terza maggiore suonata all’inizio della scala, dove cioè la prima nota è la tonica e l’intervallo di terza maggiore tra la quarta e la sesta o la quinta e la settima? Hanno la stessa intonazione?
Possiamo verificare l’uguaglianza o meno dell’intonazione suonando un inciso musicale (es. What a Wonderful World) che comprende questo intervallo ed iniziarlo la prima volta dal DO, la seconda dal FA e la terza volta dal SOL. Noti qualche differenza?
Prova a risuonare gli intervalli di terza scaleggiati soffermando la tua attenzione negli intervalli di terza maggiore finora esaminati, hanno la stessa intonazione? O senti che qualcosa adesso è cambiato?
Hanno la stessa intonazione anche quando le incontriamo nelle altre tonalità? Facciamoci caso! Poniamo l’attenzione nel nostro DO# (suoni reali) che di solito risulta essere un po’ calante.
Avanti adesso con gli esercizi pratici!
Tre esempi su come studiare gli intervalli
Uno degli esercizi che possiamo praticare è quello di ripetere l’intervallo preso in esame (in questo caso l’intervallo di terza maggiore) aumentandone gradualmente il ritmo:
Ovviamente è un modello, a fine esercizio procediamo sia ascendendo, fin dove riusciamo, sia discendendo fino al MI grave (suoni reali). Attenzione massima all’intonazione! Tutte le terze maggiori devono suonare uguali!
Se ci accorgiamo che qualche intervallo è diverso, fermiamoci e ragioniamo, proviamo ad eseguire l’intervallo con posizioni alternative oppure, dove ci è possibile, ad utilizzare le pompe.
Successivamente, quando abbiamo interiorizzato bene questo esercizio, possiamo cambiare intervallo.
Esercizio n° 1
Procediamo, sullo schema del modello precedente, prendendo come riferimento la scala maggiore e aumentando di un salto alla volta gli intervalli nella tromba fino a raggiungere la quarta. Passeremo di volta in volta tra gli intervalli di seconda maggiore, di terza maggiore e di quarta giusta e poi ritorneremo indietro.
Nel caso in cui non ci venissero bene alcuni intervalli, fermiamoci per approfondirli, magari per una settimana, piuttosto che innalzare l’asticella della difficoltà ed affrontare intervalli più ampi. Di conseguenza invece, man mano che questi intervalli ci verranno bene, potremmo spingerci oltre la quinta.
Ricorda di praticare questo modello salendo e scendendo per semitono fino a raggiungere i registri estremi.
Esercizio n° 2
Un altro esercizio che possiamo provare è quello di intercambiare due intervalli (per es. una seconda maggiore e una terza maggiore) ed aumentarne la velocità. Questo esercizio, a mio avviso, aiuta molto per migliorare il sincronismo della diteggiatura.
In seguito possiamo aggiungere un’altra “coppia” e rendiamo il nostro esercizio più complesso sia a livello di diteggiatura che di concentrazione.
Ricordiamoci che il metodo è sempre quello di passare per tutte le tonalità e di raggiungere i registri più scomodi. Inoltre dobbiamo eseguire questi esercizi anche con andamento discendente.
Una volta familiarizzato con le coppie possiamo unire il tutto e raggiungere direttamente l’intervallo di quinta come nell’esempio che segue:
Esercizio n° 3
Un altro esercizio, che possiamo usare anche come riscaldamento, è quello di suonare un brevissimo tema dato (preferibilmente cantabile), dopo averlo analizzato dal punto di vista intervallare; proseguiamo suonandolo in tutte le tonalità, salendo e scendendo per semitono.
Utilizzando questo metodo, noteremo come in certe tonalità l’intonazione è approssimata. Cogliamo l’occasione per fermarci e capire come risolvere il problema e soprattutto ripetere l’intervallo fino ad interiorizzarne il cambiamento.
Prendiamo come esempio il primo inciso di Gabriel’s oboe.
Dopo aver analizzato che si tratta di intervalli di seconda maggiore uno ascendente ed uno discendente, lo eseguiamo salendo e scendendo di semitono; via via, evitando di sbagliare, ragioniamo sugli intervalli; poi gradualmente possiamo aumentare la velocità; questo ci consente di curare l’intonazione, osservare la concentrazione ci occorre e soprattutto ci da la possibilità di confrontarci realmente con tutte le tonalità e tutti i registri. Possiamo, infatti, sempre usare questi incisi per sviluppare il controllo dei registri scomodi.
Video con 3 esempi di modello per gli intervalli
Se non l’avete ancora fatto, date un’occhiata anche all’articolo sulle scale che troverete nel menu BLOG oppure cliccando direttamente sul
link: https://ilrespirodellatromba.it/le-scale-perche-e-come-studiarle/
Conclusione
Credo che bisogna assolutamente inserire, nel nostro piano di studio giornaliero, la consapevolezza degli intervalli se veramente vogliamo ricavarne dei benefici apprezzabili.
Ricordiamoci che questi sono solo dei modelli di esempio. Impariamo a crearci noi stessi degli esercizi che, in base al livello che abbiamo raggiunto in questo determinato momento, ci consentono di ottenere dei miglioramenti.
Non fermiamoci agli esercizi sugli intervalli di terza!
Bene, questi erano i miei suggerimenti riguardo lo studio degli intervalli nella tromba.
Ti lascio con uno degli esercizi che mi piace praticare di più e che riassume diverse abilità:
E tu? Studi gli intervalli?
Quali esercizi usi?
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