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Come possiamo facilmente immaginare, una corretta respirazione influirà positivamente sulla qualità del suono ed inoltre ne faciliterà la produzione.
Occorre quindi investire del tempo affinché possiamo interiorizzare bene questo importante processo e ottenere dei risultati concreti nella nostra pratica giornaliera.

Bentornato!

L’argomento che tratteremo oggi riguarda musica e respirazione. Quest’ultima, a mio avviso, va considerata sotto due diversi aspetti.

Due diversi aspetti della respirazione: riscaldamento e rilassamento

Un primo aspetto è quello di verificarne il corretto funzionamento in fase di riscaldamento, che dovrebbe avvenire, soprattutto per i principianti, prima di iniziare con la pratica sullo strumento. Questo ci consente di “allineare” bene tutto quello che riguarda il nostro apparato respiratorio per poi agevolarci durante la pratica.

Il secondo aspetto invece riguarda il rilassamento; durante la pratica spesso ci sentiamo rigidi, il suono è troppo spinto o semplicemente facciamo fatica per produrlo.

Conviene pertanto fermarci un attimo a riflettere se il nostro corpo è sufficientemente elastico, se sta lavorando in maniera ottimale o se è rigido e ci sono delle tensioni che ci fanno diminuire la qualità della nostra performance provocando dolore o stanchezza eccessiva ai nostri muscoli.

Respirazione come riscaldamento

Ci capita spesso di avere una buona qualità di suono nella parte iniziale della frase musicale e di ritrovarci invece con un suono debole, poco intonato e difficile da controllare, anche dal punto di vista della dinamica, nella parte finale.

E’ successo che l’aria che abbiamo “immagazzinato” non era sufficiente oppure l’abbiamo semplicemente gestita male, sprecandone tanta all’inizio della nostra frase musicale.

Ci troviamo altrettanto spesso ad accumulare tanta aria nei polmoni senza averne effettivamente bisogno, in quanto le frasi che dobbiamo sostenere sono brevi o magari non necessitano di quella intensità di flusso che avevamo preventivato in fase di inspirazione.

La sensazione che abbiamo in questi casi è di affanno, l’aria abbonda nei nostri polmoni e sentiamo la necessità di scaricarla prima possibile.

Va da sé che, in entrambi i casi, il nostro corpo cerca di compensare sia la carenza che l’abbondanza di aria irrigidendo i muscoli, compromettendo la nostra qualità di suono oltre che aumentando la fatica muscolare nel produrlo.

Abituiamoci, in questa prima fase, a realizzare e sviluppare respirazioni controllate e circolari.

 

Le respirazioni controllate ci permettono di gestire la quantità di aria in relazione ad un tempo dato. Ci consentono inoltre, rallentando quanto di più il tempo, di espandere la nostra capacità polmonare.

Dobbiamo inoltre rendere la respirazione il più naturale possibile, pensandola in maniera circolare.

Cosa si intende con questo esattamente?

Significa distribuire in maniera uniforme la quantità di aria in entrata con quella in uscita, senza creare apnea durante il passaggio dall’una all’altra.

Disegno illustrativo

Respirazione, riscaldamento e rilassamento circolare

Esempio pratico n° 1

Impostiamo un tempo, puntando se vogliamo un metronomo a 60 BPM o guardando le lancette dei secondi di un orologio.

Inspiriamo ed espiriamo senza creare pause tra il cambio, contando mentalmente fino a 4 (vedi figura sopra). D’ora in avanti ogni numero che pensiamo lo chiameremo movimento o pulsazione.

Produciamo un flusso costante sia in entrata che in uscita, non applichiamo cioè più forza nei primi due movimenti rispetto ai movimenti successivi ma cerchiamo di distribuire equamente il flusso nei 4 movimenti, fino all’ultimo frammento possibile.

Ricordiamoci di non creare apnea nel cambio tra l’inspirazione e l’espirazione e di non sforzare il passaggio dell’aria. E’ importante avere cura di tenere la gola ben aperta e prediligere, almeno nelle prime volte, l’uso del naso a quello della bocca.

Dobbiamo sentire semplicemente che il corpo si espande. Possiamo richiamare la sensazione che abbiamo durante uno sbadiglio.

Dopo aver preso dimestichezza con questo tipo di respirazione, controllata e circolare, poniamo adesso la nostra concentrazione su un altro aspetto: impariamo a respirare nell’addome.

Diaframma umano

Respirazione diaframmatica

Impariamo a portare l’aria nella pancia! Ovviamente non andrà nella pancia ma il vederla gonfiare ci aiuterà meglio a rendere l’idea.

Così facendo mettiamo in pratica la famosa respirazione diaframmatica, che altro non è che una respirazione che ci consente di attivare i muscoli addominali, fondamentali per gestire la spinta necessaria per velocizzare il flusso dell’aria.

Contrariamente, avremmo una respirazione clavicolare, dove l’aria espande il petto e di conseguenza l’addome rimane inutilizzabile, con le conseguenze che ne derivano.

Impostiamo sin da subito un modo corretto di respirare, costruendo così delle sane fondamenta che saranno le basi per i nostri progressi musicali futuri.

Dopo aver interiorizzato bene questi elementi, possiamo aumentare e diminuire il numero dei movimenti, per esempio contando fino a 5, fino a 3 ecc.

Questa utile variante servirà a spianare la strada al concetto di respirazione proporzionata.

Ricordiamoci che l’obbiettivo è respirare quanto serve!

Cerchiamo di ottenere sempre, come detto anche negli altri articoli, un equilibrio perfetto!

https://ilrespirodellatromba.it/buzzing-la-migliore-vibrazione-labiale-per-avere-un-suono-meraviglioso/

Respirazione proporzionata

La migliore respirazione che possiamo praticare è quella proporzionata, quella che tiene conto della frase musicale. Ne deriva la capacità di decodificare già in fase di inspirazione ciò che dobbiamo suonare dopo.

Teniamo in considerazione che:

  • la melodia che ruota nel registro grave ha bisogno di una quantità di aria maggiore;
  • nel registro acuto occorre meno aria ma più veloce;
  • se l’articolazione è staccata avremo bisogno di meno aria rispetto alla stessa melodia legata;
  • nella dinamica forte occorre più fiato, nel piano più sostegno;

Inoltre bisogna tenere conto dell’indicazione agogica, occorre respirare diversamente per interpretare un andante rispetto ad un movimento allegro!

Avere consapevolezza di questi concetti sin dalle prime fasi di studio ci consentirà di attivare correttamente tutto il nostro apparato respiratorio permettendoci di raggiungere meglio e più velocemente i nostri obbiettivi musicali.

Respirazione come rilassamento

Il carico di lavoro che dobbiamo sostenere spesso ci provoca fatica muscolare, sentiamo che siamo tesi, rigidi e poco elastici. Succede anche a te?

La sensazione che abbiamo è quella di far troppo fatica per produrre un suono bello come quello del giorno precedente, di avere meno abilità nel registro grave o difficoltà a muoverci nell’area acuta; percepiamo gonfiore alle labbra, l’addome è più rigido del solito, la respirazione è meno abbondante, la lingua non si muove come dovrebbe, la gola spesso è chiusa ecc.

Essere consapevoli di tutto questo significa conoscere veramente il proprio corpo e se stessi. La strada che possiamo percorrere quando ci accorgiamo di tutto ciò è, oltre ad una sana pausa dalla pratica musicale, un momento da dedicare a se stessi.

Spesso ad essere stanca è proprio la testa e lo dimostra anche la mancanza di concentrazione. Liberare la testa da pensieri ci consente di ottenere più “spazio” e di ritrovare un maggior equilibrio nei nostri movimenti corporei; in sostanza, rilassando la mente rilasseremo automaticamente anche il corpo.

 

 

“Io credo che l’unità di mente e corpo sia una realtà oggettiva. Non si tratta solo di parti collegate in qualche modo tra di loro, ma di un tutto che è indivisibile durante il suo funzionamento. Un cervello senza corpo non potrebbe pensare

Moshe Feldenkrais

 

La mia personale esperienza mi ha spinto ad approfondire diverse discipline come Mindfulness, Yoga, Tecnica Alexander, Tecnica Feldenkrais, ecc. Dopo aver praticato alcune di queste discipline (in quest’ultimo periodo Yoga e Mindfulness) percepisco immediatamente la differenza.

Possiamo constatare immediatamente maggiore libertà di pensieri, maggiore elasticità muscolare e meno dolori o disturbi fisici. Ultimamente percepivo tensioni nel collo. Dal punto di vista musicale ci riapproprieremo del bel suono e sentiremo il nostro corpo di nuovo elastico ed energico.

Provare per credere!

Esempio pratico n° 2

Distendiamoci a terra, cerchiamo di assumere una postura corretta, con schiena ben dritta. Respiriamo lentamente dal naso concentrandoci esclusivamente sul respiro. Sentiamo l’aria fresca che entra e quella calda che esce.

Osserviamo anche il nostro corpo che si espande, seguiamo anche l’aria che riempie tutti gli spazi, a partire dall’addome, dalla schiena per poi proseguire nel torace ed infine nelle clavicole. Limitiamoci ad osservare senza modificare nulla.

Sforziamoci di tenere la concentrazione solo su questo; nessun altro pensiero; nessuna modifica da fare al nostro corpo. Non bisogna comandare nulla. Solo osservare e concentrarsi sul respiro!

Se ci distraiamo attraverso pensieri, limitiamoci ad osservarli e dolcemente spostiamo nuovamente la nostra attenzione sul nostro respiro. Dopo almeno 10 minuti giriamoci in un fianco, poggiamo la mano a terra ed aiutandoci con il braccio, alziamoci lentamente.

Prendiamo adesso la tromba ed osserviamo il nostro nuovo modo di respirare, la nostra nuova postura, la posizione del nostro collo.

Eseguiamo qualche melodia e poniamo attenzione adesso al nostro suono, percepiamone le nuove tensioni muscolari. Se avvertiamo dei miglioramenti, concentriamoci su di essi e sull’elasticità dei nostri muscoli. Prendiamo nota dei cambiamenti avvenuti e ritorniamoci nel momento in cui abbiamo nuovamente problemi di irrigidimento muscolare.

Consapevolezza del respiro

Decidiamo adesso se intraprendere un percorso di consapevolezza del respiro e se approfondirlo.

ecco due link utili:

https://mindfulnessitalia.it

https://www.feldenkrais.it

E’ risaputo che suonare rilassati è fondamentale. Per suonare la tromba sono coinvolti una miriade di muscoli. Averli rigidi ci ostacola moltissimo: oltre che nella pratica del momento, rallenta molto anche lo sviluppo della muscolatura stessa.

Essere consapevoli di questo aspetto, assecondarne i tempi, le sensazioni e quant’altro non può che accrescere le nostre abilità musicali e la nostra conoscenza di noi stessi.

Teniamolo sempre in considerazione. Questo richiede molto amor proprio e molta pazienza, ciò che non siamo in grado di fare oggi; se ascolteremo i nostri muscoli e sapremo aspettare con pazienza, lo riusciremo a fare domani.

Possiamo forse pretendere la muscolatura di un calciatore senza essere mai stati in un campo a fare allenamento? Sarebbe praticamente impossibile!

Se vogliamo ottenere ciò, abbiamo solo una cosa da fare: iniziare un allenamento programmato che pian piano, con tanta forza di volontà e determinazione, dopo qualche anno, ci farà ottenere quella muscolatura.

Diciamo che per sviluppare l’apparato muscolare e poter suonare la tromba è necessaria la stessa cosa.

Conoscersi per saper sviluppare i muscoli con pazienza, determinazione, coraggio e fiducia. Non c’è nulla di immediato.

Musica e respirazione: considerazioni finali

Mi piace immaginare l’intero percorso di studio come un puzzle. Bisogna avere la pazienza e la bravura di trovare i tasselli giusti. Una volta incastrati l’un l’altro, possiamo intravedere l’immagine complessiva del nostro progetto. Incastrarli tutti significa ottenere l’opera completa.

Respirazione, imboccatura, lingua, ecc. sono tutti tasselli del nostro puzzle. L’uso corretto di tutti questi elementi simultaneamente ci mostrerà il nostro progetto complessivo.

Eccoci giunti alla fine dell’articolo, dove ti ho esposto il mio modo di intendere la respirazione ed i vantaggi che derivano da un uso corretto di essa.

Spero ti agevoli in qualche modo nel tuo percorso di studi.

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