Fra Martino – Arrangiamento Jazz

Di sicuro ti starai chiedendo:

cosa hanno in comune la filastrocca popolare francese Fra Martino con il jazz?

Apparentemente nulla!

Attraverso la lettura di questo articolo ti mostrerò però come, utilizzando dei piccoli accorgimenti, possiamo trasformare una semplice melodia come Fra Martino, in un brano interessante da suonare e da ascoltare, dandogli nel contempo un sapore jazz.

Ciao e benvenuto.

In realtà la sola interpretazione potrebbe non bastare, se voglio essere sicuro di creare un lavoro ben fatto, devo anche mettere le mani anche un po’ sulla struttura armonica.

Più avanti ti mostrerò ciò che ho fatto e quale criterio ho utilizzato per creare il mio arrangiamento.

Il perché di questa scelta

Ho deciso di prendere in esame Fra Martino per due motivi.

Primo perché la melodia è abbastanza semplice.

L’intero brano è composto infatti da 4 frasi ed ognuna di essa, a sua volta, è formata da 2 semi-frasi che si ripetono identiche.

In questo modo viene semplice mostrarti la differenza di esecuzione tra i due stili: interpreterò infatti la prima semi-frase (1 battuta) in stile classico e la seconda in stile jazzistico.

Ma cosa significa eseguirlo in stile jazzistico?

Trasformare la melodia

Innanzitutto possiamo cambiare il valore di alcune note in modo da evitare che l’accentuazione cada nei tempi forti, in altre parole si cercherà di evitare il “battere”.

Come ben saprai, nell’esecuzione classica infatti l’accentuazione va sempre fatta nel primo e nel terzo movimento, ritenuti rispettivamente tempo forte e tempo mezzo-forte. Nella musica jazz invece i tempi forti, e quindi di conseguenza quelli da accentuare, li troviamo nel secondo e nel quarto movimento.

Tema di Fra Martino

Tema esposto contrapponendo alla notazione classica l’interpretazione jazz

Come potrai notare dall’esempio, nel primo movimento della seconda battuta ho trasformato la melodia sostituendo con una croma la semiminima originaria. In questo modo si sposta in maniera naturale l’accento sulla seconda nota evitando di conseguenza il battere.

Dal punto di vista estetico così facendo si ottengono frasi che stanno sospese sul tempo.

Un po’ di abbellimenti

Per diversificare la melodia e renderla più interessante e meno ripetitiva possiamo inserire degli abbellimenti; li ho utilizzati nella seconda e nella sesta battuta inserendo delle terzine di semi-croma.

L’interpretazione

Se vogliamo dare un sapore jazz alla nostra esecuzione dobbiamo porre attenzione soprattutto al tipo di articolazione che stiamo utilizzando; se vogliamo ottenere un suono più morbido, si prediligerà un’articolazione quasi legata, attacchi di suono delicati e con dinamica che sta prevalentemente sul mezzo piano.

Mettiamoci un po’ del nostro

Ovviamente, per dare sempre un pizzico di novità alle nostre esecuzioni, possiamo anche scegliere di usare suoni diversi rispetto alla melodia originale. In quel caso avremo due possibilità:

  • possiamo aggiungere delle note inerenti alla tonalità (vedi per es. il Fa della battuta 2);
  • oppure sostituire completamente alcune note con delle altre estranee alla tonalità (vedi le battuta 6 e 8).

Per chiarire meglio, in questo arrangiamento, che ho impostato in tonalità di Si♭ maggiore, alla sesta battuta ho sostituito il Re naturale originario con il Re♭. Analizzando la scala di Si ♭ maggiore infatti possiamo constatare come il Re è la terza maggiore mentre il Re ♭ non è affatto presente (nota estranea).

Magari ti starai chiedendo: perché complicarsi la vita?

Perché è divertente e stimolante; la musica stessa assume ogniqualvolta un significato sempre diverso.

Ti consente di personalizzare le tue esecuzioni facendo emergere nel contempo la tua creatività, la caratteristica, a mio avviso, più interessante della musica stessa.

Nella mia personale esperienza è stata proprio quella che mi ha fatto scattare quella scintilla che mi ha consentito poi di avvicinarmi a quel meraviglioso mondo del jazz!

Utilizzare con gusto questa serie di accorgimenti ti permetterà di dare ogni volta un sapore diverso ad ogni pezzo tu decida di interpretare. Ovviamente questo vale nell’esecuzione di brani a cui vuoi dare uno stile jazz.

Il secondo motivo per cui ho scelto Fra Martino per fare questo lavoro è perché è abbastanza semplice anche dal punto di vista armonico: l’intero brano infatti è costruito su una sola tonalità; potremmo addirittura suonarlo per intero utilizzando il solo accordo di Si ♭ maggiore.

Il fatto di essere un brano semplice, sia dal punto di vista melodico che armonico, è un grande vantaggio per il nostro arrangiamento; avremo infatti maggiori possibilità per poter creare e sperimentare.

Essere meno vincolati dalle regole ci permette di avere più “terreno” a disposizione per “coltivare” le nostre idee.

Entriamo nel cuore del nostro arrangiamento

Il principio compositivo utilizzato per sviluppare questo arrangiamento di Fra Martino è stato quello di scegliere degli accordi che suonano bene con le note che cantano nella melodia e nello stesso tempo che abbiano una relazione tra loro.

In pratica bisogna creare una successione di accordi che tengano conto delle cadenze, in modo da dare un senso logico e funzionale al brano.

Se vogliamo dare un po’ di movimento alla musica bisogna contrapporre momenti di tensione a momenti di riposo.

Per l’esecuzione di Fra Martino ho scelto la tonalità di Si♭. Questo significa che volendo inserire un po’ di accordi posso sicuramente scegliere di usare tutti quelli che si riferiscono naturalmente alla tonalità di riferimento e cioè B♭Δ, Cm7, Dm7, E♭Δ, F7, Gm7, Aø .

Tieni presente però che possiamo anche usare degli accordi che non sono della tonalità.

In seguito andremo a vedere meglio come e dove usarli.

Per rendere il pezzo più dinamico e dargli un sapore jazz, ho deciso di inserire 2 accordi per battuta e di utilizzare quasi sempre accordi di settima o di nona.

Nell’accordo di Si♭ maggiore (I Grado), volendo armonizzare a 5 voci, preferisco utilizzare, oltre la 9a, sempre la 6a  maggiore (anziché la 7maggiore); questo perché quando nella melodia la voce che canta è la fondamentale, un accordo di 7a maggiore crea troppa dissonanza a causa della distanza di semitono che intercorre tra essi.

Un po’ di analisi

Nelle misure 1 e 2  la melodia procede all’interno di un intervallo di terza e con valori di semiminima.

I numeri che ho aggiunto sotto le note stanno a ricordarci la distanza che passa fra la nota e il suono fondamentale dell’accordo cui si riferisce.

Fra Martino

Come ti dicevo prima, per quanto riguarda la prima esposizione del tema (Chorus I), eseguo la prima battuta rispettando i valori originali mentre tratto la seconda con valori differenti (stile jazz).

Dando invece un’occhiata agli accordi, nella seconda parte della prima misura ho scelto di inserire Cm7 (accordo che trovo sul II grado armonizzando la scala di Si ♭ maggiore).

Questa scelta è dettata dal fatto che le note della melodia che cantano sono Re e Mi, che nell’accordo inserito corrispondono alla 9e alla 7a.

Quando, come in questo caso, le note che cantano le troviamo anche all’interno dell’accordo, abbiamo buone possibilità che l’arrangiamento suonerà bene.

La prima parte della seconda battuta l’armonizzo con E semidiminuito, che anche se è un accordo estraneo alla tonalità, funziona comunque bene in quanto anche in questo caso le 2 note della linea melodica sono contenuti nell’accordo. Infatti nella melodia canta il Si♭,  che nell’accordo corrisponde alla 5a diminuita, e il Re che nell’accordo è la 7a minore. Quest’ultimo diventerà la 7a maggiore nell’accordo che segue, per l’appunto E♭Δ .

Armonizzo seguendo sempre lo stesso procedimento anche la terza e la quarta battuta ma in questo caso modifico alcuni accordi consonanti in accordi più dissonanti; ho trasformato cioè alcuni accordi minori, inerenti alla tonalità, in accordi di dominante.

Esempio di interpretazione jazz con spostamento di accento

Dominante Secondaria

Volendo inserire l’accordo di Re (III grado di Si♭) sarebbe logico, come abbiamo già visto quando si parlava di armonizzazione della scala maggiore, inserirlo minore. Volendo però, possiamo trasformare tale accordo minore in dominante, basta cioè modificare la terza minore in maggiore:  il Fa naturale diventerà Fa#.  L’accordo che ne deriva è un accordo di dominante secondaria, che ha la funzione di creare una piccola tensione verso l’accordo successivo, nel nostro caso Gm7.

Nello specifico è un III grado dominante che risolve sul VI (abbreviato III D. S.—>VI).

Quando si vuole improvvisare su questo tipo di accordi,  si può usare la scala misolidia ♭9;  una scala che oltre ad avere la 3maggiore e la 7a  minore contiene anche la 9a bemolle. Nel nostro caso infatti il Mi♭ è d’impianto ed è contenuto nella melodia.

Dominante principale

Applico la stessa modifica anche alla battuta 4 dove anziché inserire Cm7 (II grado) inserisco la sua dominante secondaria C7. Così facendo si rafforzerà ancora di più la tensione creata dal F7 , accordo di dominante principale. Questo accordo produce la tensione massima quando risolve sul primo grado creando quella che viene definita cadenza perfetta, (V – I).

Nota inoltre come nel C7 abbiamo il Mi naturale (terza dell’accordo) mentre nella melodia è presente un Mi♭. Volendo identificare quest’ultima all’interno dell’accordo posso intenderla come una 9a aumentata. Questo creerà senz’altro una dissonanza ma, in questo caso, sarà funzionale in quanto si trova all’interno dell’area dove il nostro intento è proprio quello di creare tensione; nella misura è presente anche l’accordo di F7 che risolve sul B♭.

L’accordo di C7 è un II grado dominante secondario (II D. S.—>V) e ha come funzione proprio quella di rafforzare l’accordo di dominante principale.

Schema accordi inseriti nell'arrangiamento di Fra Martino

Sequenza di accordi inseriti nell’arrangiamento di Fra Martino

Applico lo stesso procedimento anche a battuta 5, scegliendo stavolta di andare al IV grado, EΔ . Anche in questo caso, per quanto riguarda la scelta dell’accordo, sono andato sul sicuro in quanto le note che cantano sono Re e Si♭e dell’accordo sono rispettivamente la 7a maggiore e la 5a giusta.

Esempio di interpretazione jazz inserendo degli abbellimenti

Nella battuta 6, dal punto di vista melodico troviamo sempre la solita ripetizione esatta.

Qualche piccola modifica

Per diversificare un po’ ho pensato di sostituire due note e di usare una nuova figurazione ritmica.

Ho sostituito il Sol con il Sib (vedi le due crome del primo movimento)  ed il Re con il Re♭, quest’ultima nota estranea alla tonalità ma che mi permette di creare una sorta di effetto eco storpiato.

Dal punto di vista ritmico invece ho inserito una terzina di semicrome nel secondo movimento come abbellimento e nella seconda parte della battuta (terzo e quarto movimento) invece ho allargato il ritmo sostituendo le semiminime del tema originale con una terzina in 2.

Dal punto di vista armonico ho inserito l’accordo di DΔ.

Per finire

Nelle battute 7 e 8, a livello melodico abbiamo la ripetizione di Si♭ – Fa- Si♭ che lascerebbe intendere una conclusione con cadenza I – V – I.

Devi sapere però che ci sono degli accordi che possono essere sostituiti con altri pur mantenendo la stessa ed identica funzione armonica originaria.

Il procedimento che ci consente di sostituire un accordo di dominante con un altro accordo che dista tre toni da esso, viene denominato per l’appunto sostituzione di tritono.

Esempio di interpretazione jazz modificando un finale

Volendo variare un altro po’, ho sostituito quindi la cadenza originaria I – V – I con la cadenza II – II♭ – I; più precisamente l’ accordo di dominante F7 diventa C♭7♭5 oppure enarmonicamente B7.

Sostituzione di Tritono

Il secondo grado abbassato (II♭) corrisponde per l’appunto alla sostituzione di tritono.

In poche parole posso scegliere di usare entrambi gli accordi in quanto hanno la stessa funzione armonica; come puoi osservare i suoni determinanti dell’accordo, 3a e 7a, rimangono invariati.

Infatti i suoni determinanti dell’accordo di F7  sono il La (terza maggiore) e il Mi♭ (settima minore).

Anche nel nuovo accordo, B7 per l’appunto,  i suoni determinanti sono Re#, 3a maggiore (Mi♭ per enarmonia) e La, 7a minore.

Come puoi  vedere i suoni che li compongono sono identici.

Inoltre il quinto grado, che spesso insieme alla 9a negli accordi di dominante si usa alterarlo, in questo caso è diminuito.

Per maggiore esattezza nello spartito ho inserito la sigla B7♭5.

Il suono fondamentale dell’accordo che nella cadenza perfetta sarebbe Fa nel nuovo accordo viene sostituito con Si naturale andando a creare così un cromatismo discendente che risulterà molto piacevole da ascoltare (C – B –  B♭).

Discorso simile per la misura 8, che non volendo farla identica alla settima sostituisco nella melodia la nota Fa con la nota Sol♭ e di conseguenza anche la cadenza con IV – VI♭ –  I (E♭Δ – G♭7 –  B♭6). Nell’esecuzione poi ho scelto un finale più in stile jazz, dove anziché finire sulla tonica finisco sul Re (terza).

Considerazioni finali

Bene, come hai potuto vedere dalla lettura di questo articolo, da un brano semplice come Fra Martino, si possono creare un bel po’ di idee in modo da renderlo più interessante nel suonarlo e nello stesso tempo più piacevole all’ascolto.

scarica qui lo spartito: https://ilrespirodellatromba.it/wp-content/uploads/2021/09/Fra_Martino.pdf

In fondo, come potrai vedere, ho cambiato solo 2 note dal punto di vista melodico ed inserito pochissimi accordi estranei alla tonalità. Inoltre ho usato un linguaggio più jazzistico nell’interpretazione con spostamenti di accenti e di emissione più soft del suono, oltre che l’aver diversificato la durata delle note con anticipi, ritardi e abbellimenti vari. 

Un’ultima necessaria considerazione va fatta riguardo all’audio che ti propongo qui di seguito:

  • Il primo Chorus, l’ho interpretato interscambiando al tema originale (battute 1 – 3 – 5 – 7) il tema variato con elementi jazzistici (battute 2 – 4 – 6 – 8).
  • Il secondo Chorus invece l’ho eseguito in maniera libera e spontanea, interamente con linguaggio jazz. E’ stata scritta dopo l’esecuzione e l’ho inserita qui sotto.
Tema Jazz di Fra Martino

Tema di Fra Martino eseguito interamente in stile jazz

L’analisi melodica è stata fatta solo sul primo Chorus.

Non mi rimane che augurarti buon ascolto!

Fammi sapere cosa ne pensi della mia versione di Fra Martino.

Se vuoi approfondire ancora di più l’argomento, non esitare a contattarmi.

Ciao e alla prossima.