La Mindfulness applicata alla Musica

Nell’ultimo periodo della mia vita ho avuto modo di accostare la mia pratica strumentale ad altre discipline quali la filosofia orientale Zen, la Mindfulness, il Feldenkrais e lo Yoga. Questo mi ha consentito di sperimentare nuove tecniche ed ottenere grandi risultati, sia durante la pratica di studio della tromba che nella gestione di determinate problematiche della vita stessa.  

Perché  ti dico ciò? Di che si tratta?

Cercherò di spiegarti meglio facendo un piccolo esempio…

Poniamo il caso che il nostro pc compia le sue operazioni molto lentamente, per non parlare della lentezza nel caricare programmi di audio e video editing… In queste circostanze capita spesso che avvenga una chiusura inaspettata del programma e solitamente in questi casi la prima cosa che facciamo è quella di lamentarci! Ma, se ci fermiamo un attimo, il più delle volte siamo in grado di risolvere definitivamente il problema. Una delle cause più frequenti potrebbe essere che il nostro pc sia pieno zeppo di file e di conseguenza non abbia abbastanza memoria libera per lavorare, nonostante la maggior parte delle volte quei file neanche ci servano. Potremmo velocizzare il tutto spostandoli direttamente nel cestino, ma capita spesso che non si abbia il coraggio di compiere detta azione, forse perché quei file (foto, video, documenti, ecc.) fanno parte dei nostri ricordi e la loro eliminazione potrebbe suscitarci una forte nostalgia.

Dal punto di vista emotivo tale atteggiamento potrebbe trovare delle ragioni fondate ma volendo essere pratici: non sarebbe più opportuno e conveniente mantenere il pc veloce e prestante attraverso un’eliminazione di ciò che è inutile? Questi contenuti rallentando il pc ci rendono sempre più stressati. Ma se ne siamo anche consapevoli, perché ci ostiniamo a rinviare?

Bene, immaginiamo che la nostra mente funzioni esattamente nello stesso modo. Paragoniamo le applicazioni aperte ai pensieri, ed i file di grandi dimensioni (quelli che nell’esempio precedente facevano andare in blocco il pc) alle nostre paure e preoccupazioni. Tanti più pensieri ti attraversano la mente in un determinato istante, tanto più rallenteranno il tuo processo creativo; accadrà inevitabilmente che ti distrarrai rallentando di conseguenza i compiti che devi svolgere, proprio come accade al pc quando tieni aperti molti programmi contemporaneamente. 

Se poi questi pensieri si trasformano in preoccupazioni e ti trovi a dover lavorare o semplicemente a volere svolgere la normale pratica giornaliera di studio, noterai come tale esercitazione ne risulterà seriamente compromessa.

Pensare e ripensare ad un problema, porta ad ingigantirlo sempre di più, fino a trasferire all’intero corpo una sostenuta sensazione di disagio. Avvertirai un respiro più toracico del solito ed un nodo alla gola. Ovviamente non solo non sarai in grado di progredire, ma rischierai anche di compromettere il perfetto equilibrio ottenuto in precedenza.

Quando si hanno troppi pensieri è come se non si fosse in grado di avere tutto sotto controllo, anche se ci sembra di progredire ugualmente, non ci rendiamo veramente conto di quanto stiamo procedendo lentamente. 

Prova a ricordare adesso quante volte, ultimato l’esercizio svolto, hai avuto l’istinto di controllare le notifiche di Facebook sullo smartphone! 

Ci ritroviamo  ad aver speso un sacco di tempo avendo concluso poco e niente, lasciando così spazio ai sensi di colpa.  Nel peggiore dei casi invece si rischia di andare completamente verso uno stato confusionario, compromettendo spesso anche il lato emotivo. 

Sono abbastanza frequenti queste frasi:

  • non sono portato per fare il musicista!
  • lascio perdere che è meglio…
  • Il mio corpo non è abbastanza adatto…
  • ecco lo sapevo, non ce la farò mai!
  • la data dell’esame è imminente!

E potremmo continuare all’infinito.

Ma allora come beneficiare dalle discipline sopra elencate per limitare i nostri pensieri e le nostre distrazioni?

Come evitare le preoccupazioni ed alleggerire gli stati emotivi già compromessi?

Le risposte le troviamo attraverso l’esperienza diretta da parte di chi le sta mettendo in pratica.

“Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà”

Buddha

Che cos’è la Mindfulness

La maggior parte di noi non vive il presente. Tendiamo a preoccuparci troppo per il futuro, arrivando ad immaginare talvolta scenari catastrofici, oppure rimuginiamo in continuazione sul passato rivivendo esperienze negative che ci hanno causato dolore.

Mindfulness significa essere consapevoli, nel momento presente e senza giudizio, di ciò che accade nella nostra mente, nel nostro corpo ed intorno a noi. Significa riprendere il controllo della propria vita e saper dirigerla nella giusta direzione.

Allenare la consapevolezza ci aiuta a smettere di rimuginare, a uscire dagli automatismi che ci intrappolano e non ci fanno vivere una vita piena ed appagante. Ci permette di abbandonare i nostri giudizi e di conseguenza l’ansia e lo stress.

Al contrario, non essere consapevoli, perdersi con la mente tra passato e futuro, scambiare i nostri pensieri per la realtà, mettere in atto automatismi e schemi mentali nocivi, può significare:

  • Sprecare la vita che stiamo vivendo.
  • Soffrire maggiormente di ansia, stress e depressione con tutte le conseguenze fisiche negative che possono derivarne.
  • Perdere occasioni e opportunità importanti.
  • Vivere incomprensioni nei rapporti con gli altri.
  • Sentirsi più infelici o insoddisfatti.

La meditazione della mindfulness rappresenta uno strumento potente, scientificamente riconosciuto, applicato anche in ambito clinico.

Mindfulness e Neuroscienze

Via via che la Mindfulness si è diffusa nel mondo scientifico e psicologico e si è imposta anche all’interno del Cognitivismo, le Neuroscienze hanno iniziato a occuparsene per studiarne gli effetti sul cervello dei praticanti. Le ultime ricerche suggeriscono come la Mindfulness promuova cambiamenti funzionali nel cervello mediante la neuro plasticità.

Haselkamp in uno studio del 2012 conferma questa ipotesi e asserisce che questi cambiamenti nella connettività funzionale siano duraturi nel tempo. Dimostra infatti come praticanti con molti anni di meditazione siano caratterizzati da una maggiore connettività all’interno delle reti attenzionali e tra queste e le regioni prefrontali mediali. Questi dati secondo Haselkamp causerebbero un maggior sviluppo nei praticanti mindfulness delle abilità cognitive, nel mantenere l’attenzione e nello svincolarsi dalle distrazioni.

Luders nel 2012 ha condotto una ricerca in cui voleva indagare gli effetti cerebrali della meditazione a seconda del numero di anni di pratica. I risultati suggerivano come meditando per molti anni avvenisse un aumento di spessore e un potenziamento dei lobi frontali e in particolare della corteccia prefrontale mediale. Quest’ultima dialoga ricevendo informazioni e dando indicazioni con il cervello emotivo (sistema limbico) e con il più arcaico cervello rettile (rinencefalo), favorendo l’integrazione fra le funzioni esercitate da queste aree. Le modifiche al cervello avvengono per mezzo di cosiddette pieghe corticali dette ‘girificazioni’, ossia la formazione di giri e solchi cerebrali.

I ricercatori ritengono che la formazione di queste pieghe possa promuovere e valorizzare l’elaborazione neurale (Luders , 2012). E più girificazioni si formano più il cervello riesce a lavorare meglio – un’efficienza che si mostra in una migliore elaborazione delle informazioni, facilità nel prendere decisioni e migliore memoria.

Di conseguenza coloro che meditano da più anni tramite una maggior profilatura della corteccia cerebrale sarebbero in grado di trattare più velocemente le informazioni rispetto a chi medita da meno anni e a chi non pratica la meditazione.

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/tag/mindfulness/

Come si pratica la Mindfulness

La mindfulness è un vero e proprio stile di vita e può essere applicata in qualunque situazione, in qualsiasi momento, qui e ora. Questa può essere integrata nella tua pratica lavorativa o nella vita quotidiana, in maniera semplice e immediata, attraverso la pratica formale e informale.

La pratica formale consiste nel ritagliarsi del tempo ogni giorno, in silenzio, da dedicare alle tecniche di meditazione mindfulness.

La pratica informale invece non segue regole precise. Consiste nell’allenarsi, attraverso esercizi specifici, a prendere coscienza della vita di ogni giorno, portando la mindfulness in ogni aspetto della quotidianità, in ogni tua azione.

Grazie all’allenamento e alla pratica della Mindfulness, giungerai a essere consapevole dei tuoi pensieri, delle tue emozioni, dei tuoi processi mentali, in modo da poter sostituire nella vita quotidiana, i comportamenti reattivi, automatici e distruttivi che ti bloccano o che ti fanno soffrire, con scelte consapevoli e funzionali.

Meditazione

Meditazione

Consiste nel riuscire a focalizzare l’attenzione su se stessi percependo sensazioni, emozioni, pensieri e percezioni. 

L’obiettivo della meditazione è quello di riuscire a concentrare l’attenzione su noi stessi, seguendo percezioni, sensazioni, pensieri ed emozioni, o sull’ambiente esterno al fine di raggiungere un livello di maggior consapevolezza e di calma interiore. Attraverso la meditazione è possibile ridurre stress, ansia, paura e rabbia.

Come iniziare a meditare

Il praticante, indossati indumenti comodi, necessita innanzitutto di un luogo tranquillo, che gli conceda la possibilità di concentrarsi senza interruzioni. Il silenzio non è necessariamente un requisito; includere all’interno della propria consapevolezza un rumore in sottofondo e porre attenzione a quelli occasionali può diventare parte della nostra pratica di meditazione.
Buona norma è stabilire, prima di cominciare, il tempo che dedicheremo alla nostra pratica. Sebbene i praticanti esperti consiglino due sessioni quotidiane da venti minuti, è possibile cominciare con una seduta al giorno da cinque minuti.

La posizione che assumeremo è importante, perciò, dove aver svolto un po’ di stretching per distendere i muscoli, cercheremo una postura dignitosa che non sovraccarichi le spalle, il collo e i muscoli lombari. Ad esempio, potremmo sederci a gambe incrociate sopra un cuscino (posizione del loto). Ciò che è più importante è sentirsi comodi e rilassati, avendo cura che la propria spina dorsale sostenga il peso del corpo dalla vita in su. Una volta fatto ciò possiamo chiudere gli occhi (con l’esperienza ci sarà possibile meditare anche ad occhi aperti, senza concentrare lo sguardo su di un punto, ma semplicemente mantenendo una morbida visione nel vuoto).

Un buon punto di partenza è concentrarsi sul proprio respiro, magari avvalendosi di immagini mentali (ad es., il movimento della pancia che si solleva, il flusso d’aria che riempie i nostri polmoni ad ogni respiro), osservandone gentilmente la frequenza, l’intensità, il mutarne nel corso della pratica, ecc.

Esistono molte forme di meditazione. Un esempio è la scansione del corpo o body scan, attraverso la quale si pone progressivamente attenzione sulle varie parti del nostro corpo, ricercandovi sensazioni o semplicemente osservandone lo stato, la meditazione camminata, la meditazione sulla vita quotidiana, ecc.

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/tag/meditazione/

Praticare quotidianamente

La mindfulness ti consente di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, focalizzandoti su ciò che per te conta davvero.

Praticandola, noterai come aumenterà la durata della tua concentrazione e come imparerai a gestire meglio i tuoi tempi avendo soprattutto maggiore lucidità mentale.

Allora ti esorto a praticare ogni giorno la mindfuness, imparerai ad indirizzare la tua mente verso quei pensieri che ti servono realmente. Dopo questo momento iniziale siamo pronti per fare il punto della situazione. Possiamo programmare la nostra pratica giornaliera dello studio della tromba e porci, adesso in maniera più chiara, gli obbiettivi che intendiamo raggiungere alla fine della nostra sessione di studio. Una volta liberata la mente dai pensieri estranei alla nostra disciplina e una volta riscaldati i nostri muscoli, anche attraverso degli esercizi Yoga, siamo finalmente pronti per affrontare lo studio. 

Focalizziamo la nostra attenzione su singoli punti che intendiamo sviluppare. Se abbiamo idee chiare e quindi la nostra mente è nel qui e ora, il nostro corpo sarà ben disposto ad accettare l’impegno necessario. Dobbiamo imparare ad essere molto chiari nell’impartire le istruzioni al nostro corpo, sarà più facile per lui eseguirle. 

E quando ci si stanca?

Ci si riposa sia a livello mentale che a livello fisico. Dopo alcuni minuti la mente si stanca, soprattutto quando non è abituata a questo livello di lavoro, ma da adesso in poi, ce ne accorgeremo più facilmente. Ci ritroveremo spesso da tutt’altra parte, a girovagare con i pensieri, spesso molto distanti da quello che stiamo effettivamente facendo in quell’istante. 

Più la mente si stanca e più frequentemente se ne va a spasso! 

La consapevolezza la possiamo monitorare attraverso la concentrazione e la curiosità.

Come distinguere una mente concentrata e quindi produttiva, da una mente stanca? 

Pensa a quante volte ti sei ritrovato a sbagliare le note di una scala o di un determinato passaggio che fino a pochi minuti prima ti veniva bene e adesso inspiegabilmente non riesci più ad eseguire senza errori. Famosissima la frase nel mondo scolastico: “A casa mi veniva”! 

Spesso, noi docenti, attribuiamo tale errore alla distrazione. 

Ma cos’è la distrazione? 

Mancanza di concentrazione, che avviene appunto quando la mente si stanca. 

Ma cosa accade esattamente? 

La mente comincia a girovagare, lasciando spazio a pensieri non inerenti al momento presente,  alla nostra tecnica e ai nostri obbiettivi da raggiungere. Entrano in gioco anche stati d’animo negativi, abbiamo paura di essere giudicati, ci sovvengono sensi di colpa per non esserci esercitati abbastanza, ecc.

Cosa fare allora? 

Magari una bella ripulita, 10 minuti di pausa, qualche esercizio di respirazione o una seduta di meditazione e vi garantisco che tutto torna come prima!

E quando a stancarsi non è la mente ma è  il corpo?

E’ vero, accade anche quello. Dipende dalla “resistenza” che ognuno di noi è riuscito a costruire nel tempo, ma vi garantisco che capita a tutti che dopo un certo periodo di tempo ci si stanchi. Constatiamo stanchezza alle labbra, all’addome, alla schiena, alle braccia, alle spalle o a tutti questi muscoli contemporaneamente. Anche in questi casi ci occorre una pausa, possiamo rilassare o defaticare i nostri muscoli. Se lo preferisci puoi seguire un corso Yoga o Feldenkrais per capire ancora meglio come intervenire nello specifico con esercizi appropriati. 

Ora ti chiederai: perché fare Yoga e non palestra tradizionale?

Lo Yoga ci insegna ad ascoltare il corpo, ad allungarlo e ad essere presente nel momento attraverso il respiro. 

Mi sembra il massimo che uno strumentista possa desiderare. Respiro, sviluppo, consapevolezza e conoscenza del proprio corpo. 

Impariamo a prenderci il tempo che serve, allontanando i pensieri che non ci servono, a pianificare bene ogni singola sessione di studio e ad esigere i risultati preposti. Programmiamo anche un piano a medio e lungo periodo. 

Vivere il presente facendo costantemente convivere tutto quello che ci fa progredire con i tempi necessari per il nostro recupero. 

Creiamoci un nuovo stile di vita!

“Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.”

Thomas Jefferson

Clicca sul link se vuoi saperne di più: https://www.psicologianeurolinguistica.net/2016/12/mindfulness-le-9-attitudini-mentali-jon-kabat-zinn.html